martedì 27 maggio 2014

La mia prima intervista in sardo!


Quando nel 2011 lavorai ad una festa patronale come presentatrice, il programma prevedeva 3 serate di folk.
La prima era di balli sardi con vari gruppi folk da diversi paesi, che alternavano le loro esibizioni sul palco. La seconda era di canto a chitarra, canto in re corsicana etc.
La terza era un gara di poesia improvvisata, ovviamente in sardo, specifico perchè chi non è sardo non la conosce. Una tradizione fortissima e radicata in Sardegna e ancora molto presente in alcune zone più di altre.

Ero abbastanza tranquilla perché erano cose che conoscevo e infatti le prime due serate sono andate lisce.

Anche per la terza ero tranquilla, fino a quando, dopo cena, mi si avvicina uno dei protagonisti della serata e mi chiede se me la sento di presentare la serata in sardo. .......................................

Io per qualche lungo secondo non ho detto niente, ma ho pensato un sacco e alla fine di quei lunghi secondi gli ho risposto: ok posso farlo, ma nel mio dialetto, perché il vostro non lo conosco (ovviamente non potevo saperlo parlare pur capendolo tutto).

All'epoca ero fuori dal dialetto, nel senso che non ne parlavamo così tanto, e io non lo parlavo se non per qualche intercalare in famiglia o comunque le solite cose che tutti sanno dire, almeno tra i miei coetanei.
In realtà ne sapevo molto di più ma parlarlo correntemente è un'altra cosa e allora non lo parlavo proprio.

Potevo seguire tutto il discorso di chiunque ma poi la mia riposta era sempre in italiano.

Perciò, mi sono dovuta scrivere due righe e la presentazione l'ho fatta così. Fortunatamente nelle gare poetiche c'è poco da presentare perché i protagonisti sono i poeti e parlano praticamente solo loro mentre si "scontrano" verbalmente, in modo spesso divertente e interessante.
La loro capacità di improvvisare è un'arte sopraffina e io li ammiro moltissimo. Resto spesso a bocca aperta. Ma magari riprenderò questo discorso un'altra volta perché merita un post a parte.

Per quella serata ho ringraziato mille volte la mia passione per le lingue perché è grazie a quella che ho sviluppato interesse da sempre e che quindi ho potuto scrivermi quelle righe in poco tempo per presentare. Durante la presentazione il foglio tremava!

Oggi la mia capacità di parlare in sardo è migliorata e aver scritto il libro mi ha dato modo di sviluppare nozioni che avevo latenti e che sono venute fuori quando ho iniziato a scrivere le filastrocche sugli animali della fatttoria.

Da dicembre, quando è uscito il libro ho iniziato a informarmi meglio anche sulle regole ortografiche della lingua. Su questo argomento ci sono tante divisioni tra chi si occupa di lingua in modo ufficiale ma io preferisco starne fuori e usare il mio dialetto terralbese che è sì, campidanese (del campidano) ma è leggermente diverso da quello di cagliari o altri paesi della stessa subregione. Pur avendo iniziato a studiare, oltre a leggere tutto su questo argomento e guardare tutte le trasmissioni in sardo.

E ad aprile ho avuto la mia prima intervista in sardo. In televisione. Che ansia quando mi è stato proposto... Ma non volevo rinunciare!
Sono abituata alle telecamere ma di solito parlo in italiano. Questa volta era diverso. Dovevo parlare in sardo, in tv, e si sa che se sbagli in tv, arrivano subito i correttori, anche chi non ne capisce niente ma crede di avere la verità in tasca e non sta zitto.
Mentre apprezzo moltissimo le correzioni da chi ne capisce e colgo i consigli sempre.

Mi sono preparata anche psicologicamente a questa prima volta.
E il giorno prima, mentre ero a casa e facevo tutt'altro, ripetevo a voce alta quello che forse avrei detto. Non conoscevo le domande ancora, quindi ipotizzavo e scioglievo la lingua.

Il 29 aprile alle 12 appuntamento con Tore Cubeddu per TCS Dìariu.

In 8 minuti avevamo finito. E' andata bene! Certo qualche parolina in italiano è scappata ma è andata benissimo comunque! E vi mostro l'intervista andata in onda! Buona visione


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