lunedì 7 agosto 2017

Post post-fiera e video

Ciao a tutti.
Ad aprile scrissi un post per annunciare la nostra partecipazione alla Fiera del libro per ragazzi, di Bologna. 
E lo trovate qui https://laplastilinadimonicatronci.blogspot.it/2017/03/pronte-per-la-fiera-forse.html

La BCBF Book Children Book Fair. Una fiera internazionale fondamentale nel mondo dell'editoria. Oggi con un po' di ritardo iniziamo a darvi un resoconto in formato video. Con mia sorella gemella Valeria abbiamo vissuto due giorni in fiera e vi raccontiamo quelli ma anche il giorno precedente e quello successivo. Viaggio compreso! Un'occasione per noi per conoscere meglio il mondo dei libri, cercare contatti utili, fare colloqui di lavoro e incontrare alcuni amici del settore, feisbucchiani e non. 

Ecco a voi il

Post post-fiera. La fiera è finita
Bologna. Fiera del libro per ragazzi. Ovvero la Bologna Children Book Fair. Dal 3 al 6 aprile.
Dopo due giornate di fiera (il 4 e il 5) e tanti chilometri percorsi tra un padiglione e l’altro, posso raccontare anche io “la mia fiera”.
Con mia sorella gemella Valeria, abbiamo passato due giornate a fare diverse cose. A girare tra gli stand, a cercare contatti e dare biglietti da visita io e a fare riprese video lei.
Col nostro zaino sulle spalle abbiamo girato in lungo e in largo per poi scoprire che alcune zone non sapevamo nemmeno che esistessero. E non le abbiamo proprio viste. Nonostante avessimo la piantina dettagliata.
Come prima esperienza credo sia andata benissimo.
Ho avuto qualche colloquio con case editrici inglesi, senza avere prima concordato un appuntamento da casa. La mia inesperienza in fatto di fiera, non mi ha dato l’intraprendenza giusta da casa.
L’intraprendenza l’ho avuta in loco ma solo la prima giornata. Nella seconda giornata l’intraprendenza è venuta a mancare perché ero già troppo stanca anche mentalmente. Incredibile.
Mi spiego: sapevo che la fiera di Bologna  (come qualsiasi altra grossa fiera di settore) fosse una cosa devastante ed ero preparata. Però non ero preparata alla reale stanchezza totale che ho provato già la seconda mattina. Questo mi ha impedito di vivere la seconda giornata al meglio. Compreso il fatto di non cercare colloqui con le case editrici. Mi sono limitata infatti a dare il mio biglietto da visita.
E poi il quarto giorno mentre ci preparavamo a rientrare e andare all’aeroporto io e Vali eravamo letteralmente senza forze. Una volta a casa, il recupero delle forze è stato lungo. Compreso un bel mal di gola dovuto ai continui sbalzi di temperatura tra i padiglioni caldi e i passaggi esterni freschi con un bel venticello traditore.
Impressioni sulla fiera
Un mondo di libri colorati, allestimenti favolosi, professionisti e aspiranti in fermento. Performance, workshops, laboratori, mostre, dimostrazioni tecniche, presentazioni di libri, firma copie. Grandi nomi e grandi e piccole case editrici.
Un mondo racchiuso in 5 padiglioni e centinaia di stands di editori, agenti letterari, illustratori,traduttori, associazioni , biblioteche e una sola istituzione regionale. Quella della regione Calabria.
Allo stand della Calabria ci siamo state in diverse occasioni per assistere alle presentazioni dei libri, che poi sono anche gli unici che sono riuscita a comprare, perché negli stand non ci soffermavamo così tanto tempo da poter visionarli e comunque non tutti  vendevano i propri libri.
L’unico libro che davvero mi sarebbe interessato comprare era giapponese e non era in vendita. Fatto con una tecnica mista di plastilina e disegno.
In tutta la fiera mi pare di non aver trovato altri libri illustrati con la plastilina, purtroppo. Avrei voluto avere un confronto con nuovi libri di altri “colleghi” plastilinisti.
Non mi pento di non essermi soffermata più di quanto abbia fatto su stands o incontri o altro. Credo che più di quello che abbiamo fatto, non fosse umanamente possibile fare.
La fiera è stata l’occasione per incontrare finalmente di persona amiche conosciute soprattutto tramite facebook. Amicizie strette in mesi e anni di scambi di opinioni o semplici chiacchierate. E così abbiamo incontrato Marisa, Rosa, Monica, Adele, Marianeve e di sicuro altri che ora non mi vengono in mente. Purtroppo non sono riuscita ad incontrare amiche plastiliniste perché pure loro erano davvero troppo prese e io mi sono dimenticata di un sacco di cose che avrei voluto fare.
Secondo copione, per prima cosa, ho appeso il mio foglio autopromozionale, Quello che viene chiamato anche “il muro del pianto” era già pieno dal primo giorno. Infatti io, che ho cercato il mio spazietto la mattina del secondo giorno, non sapevo proprio dove metterle il mio foglio A4 con i biglietti da visita da staccare. Poi ho trovato un “buco” sopra un telefono pubblico. Temevo che non l’avrebbe visto nessuno, invece a fine giornata mancavano 5 biglietti da visita. Insomma, qualcuno l’aveva visto. Quando metti il tuo foglio nel muro non puoi sapere se verrà notato, e in quel caso, se verrà notato da persone qualsiasi (che non possono darti lavori), o da contatti che poi possono rivelarsi interessanti a livello lavorativo.

Abbiamo fatto nuove conoscenze io e Vali. Abbiamo preso contatto con le persone che hanno organizzato le presentazioni dello stand della Calabria. Abbiamo conosciuto Maria Rita Parsi, la psicologa e psicoterapeuta e tante altre belle cose, e ho comprato il libro con la sua gentile dedica che è un augurio per la mia carriera. Abbiamo conosciuto due autori calabresi di cui una dirigente scolastica molto attiva e una attrice e regista che coordinava gli eventi oltre che ad aver fatto delle letture in alcune delle presentazioni. Tutto questo lo troverete nei nostri video. Per il momento ne sono usciti due sul nostro canale youtube “La gemelle Tronci”. Nei video oltre alla fiera c’è anche il viaggio, l’alloggio, e i giri extra fiera. Purtroppo però Bologna l’abbiamo vista e poco e niente!

Buona visione e arrivederci!



I Plastilibri. Come tutto è iniziato

Ciao a tutti. 
Oggi scrivo un post diverso dal solito.
il mio blog che da quando è nato propone post composti soprattutto di immagini, oggi parla molto e mostra poco. Vi racconto di come la mia "avventura" dei Plastilibri, i libri illustrati con la plastilina, è iniziata a primavera 2013 e poi è continuata fino ad oggi e sperò continuerà a lungo. Buona lettura. 



Quando nel 2013 avevo ormai perso le speranze che quella casa editrice si facesse sentire, dopo avermi fatto credere in qualche modo che un mese dopo avremmo concluso (non mi sembrava vero, così in fretta, e infatti non era vero) e dopo tanti rimandi, tutti con una motivazione diversa ma comunque credibile, presi quasi per caso una decisione. Ero seduta al mio tavolo della cucina che facevo, credo, animali di plastilina. Nuovi personaggi abitanti della campagna.
Avevo sempre il pc portatile acceso (per i più moderni il laptop) e forse avevo i soliti facebook e google aperti. Dico forse perché non ricordo da cosa mi scaturì la vena che poi ha portato a scrivere filastrocche. In lingua sarda. Non so se derivò da qualche immagine o qualcosa letto in quel momento. Non sapevo che quello scrivere fosse solo il primo passo di un cammino intrapreso poi con entusiasmo per quello che poi ho realizzato concretamente di lì a poco. In pochi mesi.
Avevo già scritto tre storie per bambini:
“Festa d’estate nella terra dell’alba” ambientato nella giungla. Questa stava per vedere la luce con una casa editrice ma poi naufragò per vari motivi.
 “La gallina gigante” in fattoria. Questa sembrava cosa fata con l’altra casa editrice ma poi naufragò per non so che motivi reali.
“Il tesoro di Serri” una favola nuragica che si svolge tra il bosco e il villaggio nuragico, tremila anni fa.
Oltre alle storie, avevo scritto le filastrocche sugli animali della prima favola. Ma tutto sempre in lingua italiana. E tutto restava ancora nei cassetti.
Quel pomeriggio di aprile qualcosa mi ispirò e mi misi a scrivere di getto una decina di filastrocche sugli animali della campagna ma, come detto all’inizio, in lingua sarda questa volta. Costantemente in contatto telefonico con mia mamma per fugare i dubbi su alcune parole o forme grammaticali o modi di dire determinate cose. La prima decina l’ho scritta in un’ora o poco meno. La cosa mi divertiva perché mi veniva facile trovare le rime. In più mi piaceva vedere quanto conoscessi il sardo. Non mi ero mai resa conto di sapere tante cose della nostra lingua. Il fatto di non parlare frequentemente la lingua sarda, ti fa credere di essere in difetto e di non riuscire, anche se poi lo capisci proprio tutto. Conosco quello del mio paese e lo parlo ma capisco anche quelli della zona e anche degli altri territori più a nord del campidano. Praticamente non c’è paese sardo, escluso il sassarese in molti casi, di cui non riesca a comprendere la lingua. La mia passione per le lingue probabilmente ha avuto il suo peso.
Mi venne un’idea (tanto per cambiare) e mi misi in testa che non avevo voglia di stare ad aspettare la casa editrice o di cercarne altre e allora chiesi il preventivo ad un amico che si occupa di molti servizi, tra cui molti di quelli di cui io avevo bisogno per realizzare quest’idea. Avevo bisogno di un fotografo e di un grafico. E lui era molto di più.
Decisi di realizzare un libro da sola. In autoproduzione. Una volta saputi i costi, feci due conti. Servivano ovviamente soldi per l’investimento iniziale della stampa e io ovviamente non avevo il becco di un quattrino.
Mi venne in mente di pubblicizzare l’idea originale di un libro per bambini, con filastrocche in lingua sarda (con traduzione in italiano sulla stessa pagina) e illustrato con la plastilina. La mia Plastilina.
Pubblicizzando l’idea proponevo a chi tra i miei contatti seguiva i miei lavori, se potesse interessare prenotare il libro. Sarebbe uscito a Natale e sarebbe stato un bel regalo per i bambini di casa per chi lo volesse acquistare.
Fu un successo. Avevo deciso di stampare, per motivi economici e quindi non fare il passo più lungo della gamba, “solo” 100 copie. A pochi giorni dalla stampa avevo già 80 prenotazione e fatti due conti mi resi conto che una volta consegnati i primi 80 mi sarebbero rimaste solo 20 copie per me, o per dare, ad altri per vari motivi. Decisi allora di stamparne di più. Chiesi il preventivo per 150 ma la risposta fu: no, o 100 o 250 . decisi per 250, non avevo molta scelta.
Ricordo che mentre col grafico/fotografo stavamo decidendo quando dare il via alle stampe, io mi trovavo a Milano perché ero stata invitata come ospite alla trasmissione di Rai Uno “Super Brain - Le super menti”. Stavamo registrando una puntata che sarebbe poi andata in onda, in prima serata, un sabato di dicembre qualche settimana dopo. Ma questa è un’altra storia.
Non ero molto lucida in quel momento e la decisione slittò a qualche giorno dopo, quando tornai a casa. 
Il "titolo" di quello che poteva essere potenzialmente il primo libro di una collana, lo coniò mia sorella gemella Valeria, come sempre quando ho bisogno di titoli o slogan. e così nacque la definizione dei Plastilibri. Non mancava niente.
Una volta mandato in stampa non ci restava che aspettare. E io aspettavo trepidante. Mai avrei pensato di pubblicare un libro, né con né senza casa editrice. Non era di certo nei miei programmi. 

Il libro arrivò e subito mi attivai per consegnare quelli prenotati a mano e a spedire quelli di chi l’aveva comprato dal continente, come noi Sardi chiamiamo l’Italia, isole escluse.
Le filastrocche composte in sardo campidanese conservavano le pronunce del paese dove vivo, Terralba, e quindi “il mio sardo”.  Una scelta per me (neofita) automatica. Non avevo idea di cosa avrei poi dovuto affrontare in seguito a questa scelta e agli errori (da principiante) nella scrittura, tra: 
     1. Esperti del sardo che mi rimproveravano la grammatica, chi gentilmente, e queste erano correzioni da me molto gradite, chi con tono e atteggiamento davvero astioso che arrivavano anche da “dubbi pulpiti”a volte, quelli che vengono anche chiamati nazisardi nel senso che sono intransigenti al massimo. 
     2. Quelli che vedendo parole diverse dalle loro (in altri paesi) non si limitavano a dire come fosse la versione della stessa parola al loro paese. No. il commento era: questa parola è sbagliata. Il bello è che ne erano pure molto convinti di queste correzioni da bar. 

È vero, non era scritto con la grammatica perfetta (anche qui ci sarebbe da aprire un dibattito ma non è questo il luogo adatto) ma visto che del mio libro ero autrice e anche “sponsor”, feci tutto da sola e il correttore di bozze non ce l’avevo. E non lo volevo. Non quella volta.
Qualcuno storcerà il naso per il fatto che riporto qui anche le critiche ma fanno parte del gioco e del dietro le quinte e le rendo "pubbliche" senza nessun problema. Chissà che non servano a qualcun'altro.

Ora passiamo a parlare di chi invece ha apprezzato la mia idea che, come sempre, era stata originale, anche per il fatto di averlo promosso su prenotazione da sola.
Il libro non solo era scritto in sardo pensato per i bambini, ma era anche illustrato con un materiale che in pochi usano, in Italia: la Plastilina.
Un materiale di cui io ero già esperta e maestra in quel momento.
Il libro piacque a tutti. Ai bambini per le illustrazioni colorate, agli adulti per il fatto che fosse in sardo, agli anziani che vedevano nelle mie filastrocche i ricordi di gioventù nei lavori in campagna. Perché le mie filastrocche parlano sì, dell’aspetto dell’animale, ma anche del suo antico ruolo svolto in campagna. Il titolo che scelsi era infatti  “Sa vida in su sattu” che significa “La vita in campagna”. I polli che hanno un compito ben preciso, i buoi, il cavallo e l’asino con le loro mansioni, il tacchino ma anche il pavone, raro a dire il vero in antichità essendo arrivato qui in tempi recenti. E poi gli animali domestici, compresi i topi… e i infine contadini. 


Non mancava nessuno. A chiusura del libro regalavo un tutorial cartaceo per insegnare ai bambini a creare la gallina di Plastilina.
Subito abbiamo (io con l’aiuto di mia sorella per le trasferte e la vendita) iniziato ad organizzare le presentazioni del libro accettando gli inviti in biblioteche, associazioni, e anche librerie. Mi sono dovuta preparare a presentare il mio lavoro, cosa non facile, e chi scrive o fa qualcosa di suo, sa quanto sia difficile in certi casi. Io poi che non credevo che avrei mai scritto e pubblicato ero ancora più spaventata dall’insuccesso e anche dal successo in realtà. Ogni volta era un’esperienza a sé. Spesso facevo anche un piccolo laboratorio gratuito a fine presentazione. Le vendite andavano quasi sempre bene. Una volta c’è stata una presentazione andata totalmente deserta, altre poco partecipate, e questo succedeva perché chi mi invitava non si sprecava molto in pubblicità. E sì che fb è gratis…
Fortunatamente questo è successo poche volte e, se non altro, mi è servito a farmi un’esperienza e una corazza, che mi serviva poi per affrontare le prossime uscite, organizzazione in loco compresa.
Una cosa che piacque molto alle persone, fu il fatto di aver tirato su da sola tutto questo, compreso e soprattutto la diffusione anticipata.
Non nascondo che ci siano state anche le critiche di chi pensa di poter giudicare il lavoro altrui soprattutto perché non ho una casa editrice alle spalle, quindi in teoria la qualità non è assicurata. All’inizio certi commenti mi ferivano, poi un po’ meno. Molte crtiche sono state costruttive e le ho accolte con piacere. Altre un po’ brusche.
L’anno dopo ho ripetuto l’esperienza, forte del successo del primo e ho prodotto il secondo libro (sulle verdure) con le stesse modalità ma con uno zoccolo duro di followers dati da Sa vida in su sattu.
Ho anche ristampato il libro sulla campagna e ancora oggi faccio volentieri le presentazioni in posti sempre nuovi conoscendo gente simpatica, soprattutto bibliotecarie moderne ed efficienti a cui mi sono anche affezionata.

Se volete curiosare, in questi video troverete un'intervista di qualche anno fa con qualche immagine del libro e una mia performance in teatro mentre leggo le filastrocche con la proiezione delle illustrazioni alle mie spalle, durante una serata poetica dove se non ricordo male ero l'unica (o quasi) che portava un pezzo in sardo.

Buona visione e arrivederci!





mercoledì 19 aprile 2017

La buonanotte di Plastilina

Un piccolo esperimento con due sole "immagini" di plastilina.

Una fiaba classica di Jean de La Fontaine.

Buona visione




venerdì 31 marzo 2017

Pronte per la Fiera! Forse!


Ebbene sì! Quest’anno anche io andrò a visitare la mitica fiera di Bologna.
La BCBF ovvero la Bologna Children Book Fair.
Una fiera alla quale non si può mancare se si vuole capire come funziona anche solo una piccola parte del mondo dell’editoria. 
E la parola mondo non l’ho scritta a caso, perché, in questa occasione così importante, gli editori e tutti gli addetti ai lavori di questo settore così specifico (libri per l'infanzia), arrivano davvero da tutto il mondo. 

So già che mi sentirò davvero piccola piccola in mezzo a tanti professionisti super esperti. 

Io quest’anno, dopo che ci pensavo da diverse edizioni e ne sentivo parlare da tanti miei amici illustratori e scrittori, bibliotecari e librai, ho trovato il coraggio e ho preso la decisione di partire e vivere questa esperienza che, a detta di tutti, è fortissima. 
Andrò con mia sorella gemella Valeria che collabora con me ormai già dal secondo libro e che mi affianca da sempre nei laboratori, oltre che in tutto il resto, essendo gemelle. 
E sarà un’avventura in tutti i sensi, perché è da tanto che non viaggiamo da sole. Alloggio prenotato due mesi fa, così come il volo. Preparativi iniziati da tanto e non ancora finiti.
Ho preparato il portfolio con i miei lavori, il foglio per “il muro” dove tutti attaccheranno il proprio foglio “pubblicitario” coi biglietti da visita. Il muro è un’occasione in più per cercare di farsi notare da editori, agenti letterari etc.

In particolare visiterò lo stand degli ospiti d'onore, e nello specifico della Catalogna. Perché la mia volontà di andare in catalogna, e in un paesino in particolare, è nato in realtà qualche mese fa, quando ho iniziato a scrivere dei racconti storici legati alla nostra (della Sardegna) e alla loro storia. Una storia che ci ha legato per molti secoli, ma ora non posso anticipare niente. E' un progetto complesso in cui credo molto ed è per questo che quando ho letto che loro sarebbero stati gli ospiti d'onore, ho preso definitivamente la decisione! Altrimenti credo che pure quest'anno me la sarei persa per la poca convinzione che spesso mi contraddistingue, nonostante sembri a volte spavalda, a chi non mi conosce davvero.





Io e Valeria ci stiamo preparando anche per fare un piccolo reportage a modo nostro, per raccontare a chi ci segue su youtube e fb, di cosa si tratta. Telecamere, microfono, schede da millemila giga e faccia tosta. Sarà una bella occasione per riportare in video tutte le emozioni e impressioni di questo evento vissuto in prima persona, e mostrarlo agli altri. Perché nell’ambiente dei libri, questa fiera è straconosciuta, amata e temuta, ma gli altri, i non addetti ai lavori, non la conoscono molto o non l’hanno mai sentita nominare. Ed è normale, dopotutto. 
Lo zaino che porteremo con noi sembra davvero da esploratori e le scarpe saranno le più comode che si possano avere. Perché ci sarà tanto da camminare.
Alla fiera ci si prepara dall’anno prima, quando si partecipa alla selezione per la mostra degli illustratori ma io non ho partecipato perchè l'anno scorso in quel periodo non ero per niente in forma. Poi, quando la data si avvicina, inizia lo stress da fiera.
E per me che sono alle prime armi, in questo senso, lo stress si è fatto sentire presto. Con un incubo ambientato all'aeroporto in compagnia di un'amica illustratrice siciliana che non ho mai incontrato ma che incontrerò proprio alla fiera. Ci siamo sentite con amiche illustratrici, anche con quelle che conosco solo tramite fb e tutte dicono la stessa cosa: la fiera di Bologna è una cosa così grande che non basta una visita per ambientarsi. Dopo qualche edizione, forse, si riesce a viverla più serenamente.
Per me sarà la prima volta e sarà di sicuro una totale esplorazione come un bambino in un negozio di giocattoli. 
Foto di backstage in attesa delle foto definitive del nuovo libro Gli amici della Giraffa

Non so se riuscirò a fare un colloquio con qualche editore, devo trovare il coraggio, ma l’intenzione è questa. Anche questi colloqui fanno parte della preparazione pre-fiera.
Chissà se la mia plastilina piacerà. Non è per niente scontato, anzi! Perché il mondo è pieno di aspiranti come me e molto più esperti di me, che siano illustratori, disegnatori etc. Magari il fatto che io usi la plastilina, e non il disegno, restringe il campo, ma questo non significa granché. Quindi vado alla fiera con la consapevolezza che non dovrò aspettarmi niente. Così la vivrò serenamente, almeno da quel punto di vista.
Anzi il timore è che vedendo la realtà fuori da qui, tornerò a casa depressa e demotivata, perché quello che vedrò sarà davvero il top e io mi sentirò ancora più piccola e principiante. Non sto esagerando. Sono sentimenti comuni in chi si confronta con la realtà delle cose, soprattutto uscendo dalla propria isola. Bè.. speriamo bene!
Non vedo l’ora di incontrare le tante persone conosciute tramite fb, persone affermate e non, con le quali ci si scambia ogni tanto pareri o chiacchierate tra amici, perché alla fine anche se tramite fb, le amicizie nascono e crescono davvero e ci si affeziona a chi sta dall’altra parte del mare, soprattutto se si è legati da una passione così forte come quella per la l’arte e la creazione in genere.

Quando rientreremo e metterò in ordine le idee farò qui il post post-fiera. E dopo aver letto tanto su internet per prepararmi al meglio a questa esperienza, anche io potrò dire e raccontare la mia, anzi la nostra, in parole, immagini e video.
Ovviamente mi porterò appresso un pacco di plastilina da 10 colori e credo che farò nascere qualcosa a Bologna per poi lasciarlo lì o regalarlo alle amiche illustratrici che incontrerò!

In bocca al lupo a noi!

giovedì 16 marzo 2017

LE INTERVISTE DI PLASTILINA

Oggi questo blog, che solitamente parla della mia plastilina, inaugura una nuova sezione.

LE INTERVISTE AGLI ARTISTI DELLA PLASTILINA

Tramite le mie interviste vi farò conoscere gli artisti che si occupano dello stesso materiale di cui mi occupo ormai da anni.

La prima intervista l'ho dedicata ad Antonietta Manca, di cui non vi anticipo niente. La scoprirete pian piano leggendo, ma intanto vi presento il suo alter ego di plastilina.

Buona lettura!



Ciao Antonietta!

Iniziamo con la più classica delle domande: 

Quando e come hai iniziato? A che età? Che percorso di studi hai seguito?

Ho iniziato a lavorare con la plastilina nel 2001 in Spagna a Barcellona dove lavoravo come art director in una agenzia. Ho fatto un corso di modellazione e animazione in stop motion alla scuola di animazione dei fratelli Lagares. poi quando sono tornata a vivere in Italia ho continuato a lavorare come Art e come grafico e la sera mi dedicavo a costruire pupazzi con la plastilina. Dato che lanimazione a passo uno è molto lunga e complicata ho deciso di realizzare delle illustrazioni di plastilina e propormi come illustratrice.

Il primo passo è stato andare alla fiera del libro di Bologna con le foto dei miei lavori sotto braccio. Mi sono proposta a innumerevoli editori di tutto i mondo. Con pazienza e perseveranza finalmente un editore ha creduto in me e grazie a Fulvia DeglInnocenti che si è appassionata alla plastilina, ha scritto una storia per la collana delle giostre delle edizioni Paoline ed è nato il mio primo libro, "La cicala suona il rock".

Un'illustrazione dal libro "La cicala suona il rock"

Come definisci il nostro lavoro, la nostra figura? 
      Chi si occupa di plastilina ha una denominazione ben precisa? Quale? 

      Io mi definisco sempre una pupazzara ma sostanzialmente sono unillustratrice. 
      Secondo me non importa la tecnica che utilizzi, ma la capacità di riportare in immagini concetti o storie, che poi è la parte più difficile di questo mestiere.
   
      Parlaci del tuo percorso di studi ed esperienze lavorative

Mi sono diplomata allIstituto dArte di Sassari, poi ho fatto qualche anno di architettura ma ho poi ho preso la mini Laurea in Disegno Industriale a Genova. Ho lavorato come grafico da sempre e dopo la laurea mi sono trasferita a Milano e li lavoravo come Art Director in diverse agenzie di pubblicità
     
Dopo la mia esperienza spagnola, il lavoro di grafico ha perso sempre più importanza per           me, mentre il lavoro di illustratrice diventava sempre più presente. Ora mi dedico totalmente               allillustrazione e solo per pochi progetti, faccio ancora il grafico.

Descrivi a chi non è del mestiere, in cosa consiste il tuo lavoro (stile, tipo di materiale)
      
Il mio lavoro consiste in costruire con la plastilina colorata dei pupazzi che vengono allestiti in un set e poi fotografati. Le immagini ottenute vengono utilizzate come illustrazioni per libri o per tutto ciò che può servire un immagine.
Sostanzialmente sono più lavori perché oltre a quello della modellazione c’è il lavoro dell’allestimento e dello scatto fotografico e poi il lavoro di post produzione sulla pulizia dell'immagine digitale ottenuta.


Qual è stata finora lesperienza più significativa? 

La pubblicazione del primo libro è importante perché cominci a muoverti nel mondo della professione vera e propria. Questo mestiere è molto difficile e faticoso un continuo lavoro di tecnica, concetti e relazioni con editori scrittori ogni esperienza è importante dal libro alla copertina del romanzo alla cartolina di natale. Ogni volta volta per me è una nuova sfida!

Come vivi questo lavoro che, come tutta larte in genere, è fatto principalmente di passione oltre che di talento?

Questo lavoro è molto difficile, quando uno realizza qualcosa di creativo e poi deve proporlo è sempre delicato come passaggio. Lillustratore passa molto tempo da solo davanti al suo progetto ci lavora diversi giorni  spesso mesi e ci metti anima e corpo, poi deve venderlo e le reazioni dallaltra parte hanno una conseguenza anche su chi lha costruito, ogni mio lavoro è come un piccolo figlio. Sicuramente senza passione non ha senso fare nessun mestiere ma sopratutto un lavoro creativo dove i tempi sono dilatati e non ci sono mai certezze. 


Due illustrazioni dal libro "La pulce innamorata" scritto da Funvia Degl'innocenti 


 A cosa aspiri?

Mi piacerebbe poter fare dei progetti con alcuni editori che rincorro da tempo e realizzare gli innumerevoli libri che ho nel cassetto sotto forma di schizzi e appunti o immagini. Fare dei progetti con i bambini nelle scuole e nei musei. Insomma continuare a fare quello che faccio!

Hai già pubblicato un libro tutto tuo? Scritto e illustrato da te.

Fino ad ora ho fatto libri con altri scrittori o libri senza parole, nel 2017 uscirà un nuovo libro realizzato totalmente da me testo e immagini ma mi piace lavorare con gli scrittori è già così solitario il lavoro dellillustratore che confrontarsi con un altra persona è molto più arricchente e creativo per me.

Il tuo lavoro è anche quello di Grafica, in che modo questo ti agevola nel preparare le illustrazioni e i libri da pubblicare?

Il lavoro di grafico mi aiuta per limpostazione dellimmagine pensandola anche in funzione della stampa. Spesso propongo i progetti già finiti e pronti poi però gli editori cambiano sempre un po' le cose, ma avere, dallaltra, parte qualcuno che capisce anche la fase tecnica del progetto libro è un valore aggiunto, ma non è necessario per fare una bella illustrazione. Ogni esperienza anche la più distante poi torna sempre utile alla fine.

Parlaci della tua iniziativa Everyday.


Il progetto Everyday è nato come una necessità creativa di costruire dei pupazzi senza limiti di tecnica o soggetto, una necessità di pura sperimentazione che con il meccanismo della pubblicazione quotidiana attraverso i social network mi impone di fare tutti i giorni qualcosa di nuovo. A questo punto è da più di un anno che lo faccio e spesso è difficile fare qualcosa di nuovo ma è anche interessante vedere la risposta dei miei everyday. Non sempre segue le mie aspettative e anche questo è stato un percorso interessante sul mio lavoro. 




Oltre a creare i personaggi, scrivi per loro. Di loro.

Non amo molto scrivere, prendo appunti o delle note ma difficilmente scrivo preferisco disegnare.

Parlaci della collaborazioni che hai avuto con degli scrittori?

Ho avuto molte collaborazioni con diversi scrittori: con Fulvia DeglInnocenti ,una bravissima scrittrice e giornalista, un vulcano di idee ho fatto due libri. Con altri scrittori ho realizzato dei progetti che sono in attesa di pubblicazione e altri in fase di progettazione. Spesso ricevo, via mail, testi da illustrare o persone che si propongono. Mi piace molto trasformare in immagini i pensieri di uno scrittore. E' sempre molto bello vedere la reazione di una tavola per la persona che lha scritto.

Lavori solo in Italia o ti è capitato di lavorare con committenti esteri?

Ho collaborato per un editore inglese ma poi il libro non è andato come avevamo pventivato. Lavorare con gli editori esteri non è semplice ma è uno dei punti fondamentali per il lavoro dellillustratore.

Hai delle idee nel cassetto, o un nuovo progetto in corso, di cui puoi parlarci?

Tante idee tanti progetti ora sto finendo un nuovo libro che mi ha impegnato molto e di cui           sono contenta, ma per scaramanzia preferisco non parlarne nel dettaglio! 

Grazie Antonietta per averci fatto conoscere il tuo percorso e le tue idee "plastilinose". Attendiamo di conoscere i tuoi nuovi progetti, che saranno sicuramente tridimensionali e colorati e teneri!